
Il Sagrantino nasce come vino passito. Il nome deriva da “sagra” perché era tradizionalmente dolce e il suo utilizzo riservato esclusivamente per le celebrazioni religiose e le festività.
Negli anni 70 iniziano le prime sperimentazioni in secco e ormai è storicamente riconosciuto il ruolo pionieristico della famiglia Adanti in questa operazione difficilissima vista la natura organolettica del vitigno che, come vedremo più avanti, necessita di lunghi periodi di affinamento.
Nel 1992 ottiene la dodicesima denominazione garantita d’Italia.
Il Sagrantino ha colore rosso scuro quando è giovane e assume sfumature granato invecchiando.
Quando è pienamente maturo, ha un ricco bouquet di spezie e bacche e profumi sontuosi che suggeriscono prugne mature e more con una tonificante punta di tannino e un retrogusto lungo che lascia un’ombra di liquirizia sulla lingua.
Il vino delle annate migliori si può accostare dopo 5 anni e raggiunge la maturità tra 6 e 15 anni.
E’ un vino da grande invecchiamento, longevo grazie al patrimonio polifenolico e all’acidità.
L’azienda agricola Adanti per tutti i suoi vini utilizza solo botti grandi e tonneaux, e predilige un affinamento più lungo di quello imposto dal disciplinare in bottiglia.
L’uva Sagrantino può essere paragonata nel patrimonio polifenolico all’aglianico. Come vino può essere comparato al Barolo e al Brunello per patrimonio tannico, longevità e struttura.
Il Sagrantino è un vino che può essere abbinato con preparazioni di carni rosse arrosto e grigliate, piccione allo spiedo, ed altre carni saporite. Può essere degustato anche con formaggi molto stagionati.
Il Sagrantino Passito si abbina bene alla pasticceria secca, crostate e ciocacolata amara, ma anche a pecorini stagionati e ad arrosti di agnello, come da nostra tradizione pasquale.